Inquinamento: il punto dolente della Bassa
Sono dati allarmanti quelli venuti fuori da una recente indagine dell'ARPAV e pubblicati oggi dal quotidiano " L'Arena ": il basso veronese risulta essere una delle zone più inquinate di tutta la provincia, e soprattutto per i comuni di Castagnaro e Villa Bartolomea, una delle zone a più alta incidenza di tumori maschili. Una coincidenza che nessuno ha finora commentato, ma che desta sicuramente preoccupazioni. Ad essere inquinato nella bassa pianura è ogni elemento: acqua, terra e aria. I fiumi che attraversano i fertili campi veronesi sono, Adige compreso, tra i più inquinati, e addirittura fuori classifica si posiziona il Fratta-Gorzone, che raccoglie i liquami delle concerie vicentine, e che risulta uno dei peggiori al veneto. Ad essere inquinata oltre all'acqua è la terra, con un alto uso di sostanze chimiche e soprattutto con l'uso di smaltire i fanghi di rifiuto dei processi di depurazione come fertilizzanti per l'agricoltura. Fanghi il cui uso è autorizzato dalla legge, ma che contengono sostanze organiche e microorganismi, talvolta patogeni. Nella bassa è presente la maggior superficie su cui autorizzato lo smaltimento di questi fanghi. La bassa è inoltre la zona del Veneto in cui vengono utilizzati più fitofarmaci in agricoltura. Per non parlare poi della presenza di piombo e rame nei terreni, fino ad arrivare al mercurio, presente a Legnago, seppur sotto i limiti consentiti dalla legge. All'indagine ed alle accuse non scappa nemmeno l'aria. Sono numerosissime le aziende che scaricano in aria già nella sola Legnago. I rilevamenti effettuati dalle centraline mobili negli ultimi 5 anni dice che a Legnago e Bovolone c'è la percentuale più alta di particelle volatili dovuta, a quanto sembra, non agli scarichi delle auto, bensì agli scarichi delle attività commerciali, dalle fonderie all'edilizia. A provocare più timori sono però i dati sanitari, che indicano in Castagnago e Villa Bartolomea, come citato in precedenza, un'area ad altro rischio di tumore per gli uomini, in particolare quelli legati ad apparato respiratorio e digerente. Per le donne invece il tasso sembra molto ridotto in confronto alla media veneta. L'area comprende anche Minerbe, Cerea, Legnago, Terrazzo, Bevilacqua e Boschi Sant'Anna, spingendosi sino al colognese, dove sono invece più concentrati i casi di malattie cardiache. Una situazione che appare agli occhi in modo inaspettato, e che sembra affibbiare ai nostri politici responsabilità ancora più gravi, soprattutto a chi preme per l'installazione sul territorio di aziende ed attività sempre nuove e più grandi, pronte a portare più inquinamento e più traffico, come nel caso specifico del mangimificio Veronesi. Forse sarebbe il caso di lasciar stare questi enormi progetti industriali e di pensare un po' di più alla salute della popolazione e di una terra stremata dalla continua attività dell'uomo.
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